Da dove iniziare per realizzare una corretta strategia di Inbound Marketing? Parliamo della SEO e degli argomenti affrontati all’Inbound Strategies
L’Inbound Marketing rappresenta un vero e proprio viaggio per l’azienda che lo intraprende da un lato e per l’utente dall’altro. Il funnel di conversione è la strada che gli utenti devono percorrere per arrivare fino alla conversione, partendo dalla fase di attrazione. Ma da dove può iniziare un’azienda per intercettare il suo target di riferimento? Durante l’evento Inbound Strategies sono stati affrontati tutti gli argomenti che incidono su una buona strategia di Inbound Marketing, partendo dalla SEO. Aumentare la visibilità di un sito web sui motori di ricerca è il primo passo da fare per portare una audience qualificata sui propri canali e i maggiori esperti di questo settore ce ne hanno parlato a partire da diversi punti di vista. Sei pronto a partire con noi?
Il primo mondo preso in esame da Ivan Cutolo è quello degli e-commerce, un terreno sempre più battuto per aumentare le proprie vendite online. Ma prima di pensare a quanto vendere con un e-commerce, dobbiamo far sì che gli utenti ci trovino online.
Il focus da cui partire quando creiamo i contenuti del nostro e-commerce riguarda Google. Scrivere per Google o per gli utenti? Non è questa la domanda che ci si pone perché l’importante è scrivere bene. Dobbiamo però ricordare che Google ama le novità, quindi proporre dei contenuti sempre freschi è sicuramente un aiuto importante per dare la giusta spinta all’e-commerce su cui stiamo lavorando. Tenendo ben presente che i contenuti sono il cuore dell’Inbound Marketing, possiamo fare l’esempio del blog aziendale: creare dei contenuti originali ci aiuta ad aumentare le visite, aumentare il trust e aumentare il budget del crawler.
Il Crawl Budget è l’insieme delle risorse che Google impiega per scansionare un sito, ma dobbiamo sempre tenere a mente che Google è disposto a dedicarci poco tempo. Non esiste quindi una formula magica perché il Crawl Budget è diverso per ogni sito. Come si può dunque far sì che Google ci dedichi più tempo? I fattori che incidono maggiormente sono essenzialmente due: i contenuti che produciamo e i link interni. Prima di inserire un link dobbiamo chiederci se questo link servirà all’utente, ma soprattutto dobbiamo assicurarci che le pagine con più link siano quelle realmente importanti per il nostro business.
Inbound Strategies: dal semantic web alla keyword research
Ma come può Google fornire una risposta agli utenti che sia pertinente con la domanda? Per rispondere a questa e ad altre domande, Ivano Di Biasi ha parlato di Semantic Web chiarendo innanzitutto cosa non è. Non è manipolazione dei testi; non è identificazione dei topic correlati; non è la presunta capacità di Google di capire il significato dei testi; non è espansione delle keyword di ricerca; non è una tecnica per migliorare il posizionamento in SERP. Usando una citazione di Tim Berners-Lee “Il Semantic Web non è un web separato ma un’estensione di quello attuale, in cui le informazioni sono fornite con un significato ben definito, consentendo alle persone ed ai computer di cooperare meglio“.
Google è quindi in grado di fornire delle risposte tramite l’inserimento di parole chiave da parte dell’utente. Compito di un SEO Specialist è quello di intercettare queste ricerche per aumentare le visite al sito web. Riccardo Mares ci ha infatti illustrato il funnel della Customer Journey per dimostrare che la Keyword è nulla senza l’intento. L’Inbound Marketing prevede 3 step: awareness, consideration e decision. L’utente cerca informazioni in maniera generica, successivamente capisce il suo problema e quindi cerca la possibile soluzione e successivamente decide quale azione intraprendere rispetto al bisogno espresso originariamente.
Non di solo SEO vive l’Inbound Marketing…
A completare il cerchio della prima giornata di Inbound Strategies è stato Andrea Saletti. Attrarre l’utente è il primo passo, quello che dobbiamo offrire sul nostro sito è un’esperienza che possa creare un rapporto di fiducia, tanto da spingerlo all’acquisto. Abbiamo visto praticamente, dunque, che il marketing emozionale può aiutare ad aumentare le conversioni su un e-commerce. Come? Il primo passo da fare è identificare la propria buyer personas e i tratti psicologici principali che la contraddistinguono: valori e principi morali, perché le persone non calpestano mai i propri valori e fanno terra bruciata di persone che li calpestano; paure e fuga dal dolore, sono le leve più potenti che stimolano il nostro cervello (da usare eticamente).
Come si muoverà l’utente all’interno del nostro sito? Quali sono i suoi obiettivi di navigazione? Porci queste due domande ci ha permesso di fare un passo successivo, passando alla scelta delle funzionalità da inserire. Non bisogna ragionare in termini di elementi da inserire, ma dobbiamo scegliere cosa dire e come dirlo tenendo a mente il fatto che stiamo parlando con delle persone.
La vera chiave è la semplificazione dei processi all’interno di un e-commerce per permettere all’utente di prendere una decisione grazie alla fiducia acquisita. E proprio le parole chiarezza e semplicità sono quello che più è rimasto della prima giornata di Inbound Strategies. Dietro qualsiasi intervento SEO ci sono le persone che cercano risposte sui motori di ricerca. Fornire soluzioni e non cercare di vendere a tutti i costi il proprio prodotto può essere una possibile chiave del successo. Ricordarsi di parlare sempre con le persone e non con Google per permettere all’utente di percorrere il funnel di Inbound Marketing dalla fase di attrazione a quella decisione d’acquisto.