In passato c’era Google che indicizzava e i webmaster che riempivano le pagine di contenuti più o meno validi. Non sempre i risultati erano ottimi dal punto di vista stilistico, ma le pagine si posizionavano.
A dirla tutta, si leggevano pagine veramente pietose: la qualità era pessima e, nel testo visibile e non visibile, si considerava solo il fattore keyword. Ovvero le parole chiave. Si scriveva solo per i motori di ricerca e i testi erano una ripetizione quasi imbarazzante delle parole interessate.
Si inseriva la keyword in modo barbaro nel testo e nei titoli, nelle description e nei campi alternative delle immagini. Prendeva piede un aspetto (quando portato all’esasperazione) distruttivo per i testi: la keyword density. Ovvero la frequenza con la quale viene utilizzata una parola chiave nel testo.
Obiettivo? Dimostrare a Google che quella pagina è dedicata a un determinato argomento. Poi Mountain View ha cambiato le carte in tavola, ha dato maggior rilievo a un aspetto dei testi che prima si tendeva a ignorare: la qualità. Esatto. I contenuti devono essere di qualità. Cosa significa questo? Quando parliamo di contenuti di qualità ci riferiamo principalmente a tre aspetti fondamentali:
- Qualità della forma – Le pagine web devono essere scritte bene, devono rispettare le principali regole della grammatica e della sintassi. Devono, inoltre, utilizzare i termini giusti senza inutili ripetizioni. Ecco, si profila il primo ostacolo per chi ripete le keyword senza un motivo valido.
- Qualità del contenuto – Un testo di qualità rispetta le esigenze dei lettori. Non affronta un argomento con un approccio banale e logoro, ma lo amplia e lo approfondisce. Dà nuovo valore anche agli aspetti già trattati da altri autori: in questo caso è importante lavorare sulla nicchia, comprendere e interpretare le esigenze di un pubblico ben preciso.
- Qualità della lettura – Corretto da un punto di vista della grammatica e dei contenuti, vicino alle esigenze della nicchia, il testo deve incoraggia anche l’utente alla lettura. Ciò significa che viene curata la formattazione, l’inserimento di titoli e sottotitoli, la presenza di link utili al lettore. Non devi avvilire l’utente con testo inutile e muri di parole.
Ecco gli elementi che compongono il puzzle dei contenuti di qualità. In questo scenario ha ancora senso parlare di SEO copywriting? La risposta è affermativa – dal mio punto di vista – solo se a questa figura affidiamo dei compiti che superino il concetto di keyword density.
Fare seo copywriting, in altre parole (e sempre secondo la mia esperienza) significa produrre dei testi capaci di trovare l’interesse reale e genuino del pubblico, capace di rispondere a domande e di trovare spazio non solo nella serp ma anche sui social. Più condivisione vuol dire a più opportunità di farsi conoscere e ottenere buoni link.
Certo, sono necessarie anche competenze tecniche. Competenze trasversali.
Perché scrittura sul web e SEO sono due lati della stessa medaglia. Non si può fare buona ottimizzazione per i motori di ricerca senza una figura capace di leggere, interpretare e portare su carta digitale le esigenze del pubblico. Sei d’accordo?