Saper gestire l’ottimizzazione esterna al sito è una delle attività SEO più delicate e dispendiose non solo in termini di budget ma anche di investimento di tempo (e di ritorno del..).
Lungi da qualsiasi vero consulente di Search Engine Optimization di limitarsi a gettare secchiate di link che nemmeno Ganimede. Certo è che fare il “dispensatore di collegamenti” è molto meno esoso, ci sono dei tool che lo fanno in modo automatico per meno di un centone.
Il problema sorge quando Google si accorge di una Link Building così realizzata: ecco che “chi meno spende, più spende“. L’antica saggezza risulta veritiera anche qui, considerato l’investimento (elevato) successivo in uno specialista nelle penalizzazioni che dalle parte di Mountain View scateneranno con ira divina.
Come gestire una campagna di ottimizzazione offpage?
Ok, se i link a secchiate sono una doccia gelida quasi da meritarsi un hashtag a parte ( #linkbucketchallenge ) come organizzare una armonica campagna di Link Bait? Ehi, continuando sulle metafora della pesca, basti pensare che nessun appassionato sarebbe tanto sprovveduto da non aver pensato – e catalogato – le proprie esche, quelle giuste per la pesca del mattino.
Insomma, bisogna redigere dei documenti dove tenere conto di ogni singolo link inserito di propria mano, dandogli un’etichetta precisa (article marketing, guest post, infografica..) e:
- Valori del sito linkante.
- Anchor text.
- Data di inserimento.
Si tratta in pratica di costruirsi passo dopo passo quello che tool come Majestic restituiscono a chiamata. Questo per avere sempre il polso della propria situazione offpage.
Per i link spontanei (o non inseriti da te) del resto si ha bisogno di strumenti in grado di tenere da conto di ogni collegamento, purtuttavia un documento specifico con i propri permette, a colpo d’occhio, di eliminare quelli che nel frattempo potrebbero aver perso valore fino al risultare dannosi.
Avere un piano di linking ben chiaro
Se per i contenuti, il piano editoriale è la vita, in quanto permette di offrire agli utenti un’esperienza continuativa ordinata è pur vero che, dovendo l’ottimizzazione esterna essere un’attività il più naturale possibile (e avere pattern non riconoscibili); gestire un piano preciso non è semplice.
Difficile ma non impossibile: l’ideale sarebbe riuscire a focalizzare i propri sforzi sui contenuti più deboli (al fine di migliorarne il posizionamento) in maniera eterogenea ai risultati già ben posizionati.
Come calcolare il ritorno di un’azione offpage
In modo piuttosto largo è possibile determinare il ritorno di un’azione SEO offpage, prospettando una “forchetta” di CTR non appena raggiunta la prima pagina, dalla quale si potranno dedurre i KPI previsti.
Dalla secchiata all’imbuto: la storia del Funnel in salsa di link.
E tu cosa ne pensi? Come organizzi le tue campagne di SEO offpage?