I microcontenuti sono delle stringhe di testo, piccole porzioni di consonanti e vocali con un compito ben preciso: spingere il lettore verso la comprensione, verso il significato del tuo lavoro. Secondo Jackob Nielsen, i microcontenuti (o microcontent) sono perle di chiarezza: 40 o 60 battute che hanno un compito ben preciso. Ovvero coinvolgere il lettore.
Gli utenti sul web leggono poco e male. Questo paradigma introdotto dallo stesso Jackob Nielsen nel 1997 (le persone non leggono, le persone scannerizzano) è stato appoggiato da altre ricerche. Ma al tempo stesso ha trovato delle voci opposte: il pubblico non legge quando mancano i presupposti, si dedica ad articoli che riescono ad attirare l’attenzione e a esporre in modo chiaro un contenuto.
Detto in altre parole, se pubblichi un post di 2.000 battute senza inserire una divisione in paragrafi, e magari senza formattazione, lo studio di Nielsen diventa verità granitica. E avvalora uno studio che regala delle statistiche infelici: “users have time to read at most 28% of the words during an average visit”. Le persone, in media, leggono il 28% delle parole in un articolo.
Se invece curi la leggibilità e affronti un tema interessante, eliminando tutte le ridondanze e i passaggi inutili, l’attenzione rimane alta. In questo passaggio si inseriscono i microcontenuti: per facilitare il processo, per fare in modo che le persone siano attratte dalla chiarezza dei tuoi contenuti.
Il tempo stringe, le condizioni di lettura spesso sono proibitive: tra un appuntamento di lavoro e l’altro, nella pausa pranzo, prima di iniziare a lavorare, sull’autobus, in treno. Il social web e la penetrazione mobile spinge l’uomo a fruire contenuti ovunque e in qualsiasi momento.
Il tuo compito? Adattare l’architettura dell’informazione, curare la leggibilità e ottimizzare i microcontenuti. Qualche indicazione in più per lavorare su quest’ultimo punto?
Titolo/tag title
Il titolo di un post è decisivo per catturare l’attenzione del lettore. Soprattutto perché su WordPress si trasforma in tag title (uno degli elementi più importanti per l’ottimizzazione SEO on page) e viene richiamato in tutti i luoghi utili per attirare i click del pubblico: serp di Google, bacheca di Facebook, stream di Twitter e Google Plus.
Il titolo è il primo microcontenuto da curare. Spesso si ragiona intorno al concetto di persuasive copy, ma anche di tag title ottimizzati per i motori di ricerca. Certo, questi elementi devono attirare i click e comunicare con Google per definire il topic della pagina. Ma devono essere chiari, semplici, immediati. Leggo un titolo e capisco subito qual è il tema: ecco l’utilità del microcontenuto.
Per approfondire: 4 aspetti fondamentali del tag title
Sommario/descrizione
Il titolo aggancia l’attenzione del lettore, il sottotitolo lo accoglie e lo invita a leggere: è un vero e proprio percorso che spinge il pubblico all’interno del post. Il sommario è quella stringa di testo situata tra titolo e primo paragrafo che aiuta il lettore a capire cosa c’è, cosa lo aspetta all’interno del post.
Il suo ruolo è decisivo perché le persone vogliono sapere subito il topic, l’argomento e soprattutto i benefit del post. In questa stringa devi spiegare perché una persona deve investire il proprio tempo sul tuo blog. Stesso discorso vale per la description: inutile in termini di ranking, fondamentale per migliorare il CTR nella serp e sui social.
URL
Anche l’url è un microcontenuto perché mi permette di capire, in linea di massima, qual è il tema dell’articolo. La struttura di un buon URL dovrebbe essere pensata intorno a questo principio: nome dominio che descrive il nome della mia attività, poche keyword fondamentali per introdurre il tema del post. Un URL semplice e leggibile è facile da ricordare, da condividere, da pronunciare e da ricopiare.
Data, tag e categoria
Questi microcontenuti sono specifici del mondo blogging. Tag e categorie sono delle tassonomie che vengono indicate dall’autore di un post per mettere ordine nel marasma dei contenuti: le categorie sono dei macro-contenitori che dividono il blog in argomenti, mentre i tag descrivono il singolo articolo e danno delle informazioni utili sul contenuto. Ci sono diverse soluzioni per ottimizzare tag e categorie, ma una delle regole fondamentali è questa: devono essere differenti.
Questo significa che non può esistere un tag “webwriting” e uno scrittura online, magari accompagnato anche da “web writing”. Sono dei tag con contenuti simili che ospiteranno articoli identici. Risultato? Contenuti duplicati. E questo non è il massimo per il tuo blog che deve riempire le pagine con contenuti unici, o che deve raccogliere i post in categorie/tag utili per il lettore.
Immagini
Intorno alle immagini ruotano diversi microcontenuti, stringhe di testo utili anche all’ottimizzazione SEO di una pagina web. Il primo microcontenuto è il tag alternative, il testo che appare nella pagina nel momento in cui l’immagine non viene caricata. Questo testo viene letto dai motori di ricerca e facilita il posizionamento dell’immagine nelle ricerche dedicate.
Un grande contributo alla chiarezza di una pagina web arriva dal title e dalla didascalia dell’immagine. Questi microcontenuti aiutano il lettore a contestualizzare: il primo, il titolo, appare quando passi il mouse sul visual; la didascalia invece viene inserita sotto all’immagine stessa. In entrambi i casi puoi usare queste stringhe per spiegare al lettore cosa è quell’immagine, perché si trova su quella pagina, se ci sono dei dettagli da conoscere.
Un grafico statistico, ad esempio, può indicare nella didascalia il campione preso come riferimento o la metodologia usata per raccogliere i dati. Un quadro può essere accompagnato da una didascalia con nome autore e anno. Un’immagine di circostanza può avere nella didascalia un link con fonte. C’è sempre un buon motivo per usare questi microcontenuti, e il lettore ringrazia per la chiarezza delle informazioni.
Per approfondire: come usare le immagini per fare SMM
E tu ottimizzi i microcontenuti?
L’ottimizzazione di queste stringhe è un lavoro indispensabile. Ogni articolo deve essere migliorato, e impiego parte del lavoro di blogging a definire con cura questi passaggi. Obiettivo ultimo? Far sentire il lettore a proprio agio, dare un contenuto capace di informare. Senza la necessità di dover decifrare o interpretare.
Tu lavori su questo punto? Dai importanza ai microcontenuti?