Ivan ha pubblicato un bel video sul canale Youtube di Seochef: i miti da sfatare nella SEO. Contributi del genere sono sempre utili perché aiutano chi si avvicina a questa materia. Soprattutto, contribuiscono a inquadrare con attenzione gli aspetti più importanti della propria attività.
Ma sai cosa? Spesso questi appunti sono utili non solo a chi si avvicina alla SEO, ma anche a chi lavora da qualche tempo in questo settore e continua a spingere su attività che non hanno senso. Questo succede nel mondo della SEO, ma anche nel territorio del blogging. Territorio ricco di miti che vengono seguiti a occhi chiusi. Con risultati a volte disastrosi.
Sì, perché i miti sono totalizzanti.
Non lasciano spazio a dubbi e incertezze: disegnano una strada e ti costringono a seguire senza chiedere. Fanno leva sul pensiero magico degli individui: “Fai in questo modo e otterrai determinati risultati”. Ma sai spesso cosa succede? I risultati tardano ad arrivare. O non arrivano proprio. Perché le ricette buone per ogni stagione non esistono, e il mito invece tende ad appiattire le sfumature.
Insomma, questi sono i motivi per riprendere il video di Ivan Cutolo e declinarlo in chiave blogging: ecco 10 miti da sfatare una volta per tutte. Con polso e mano ferma.
1. Le visite sono tutto
Primo mito da sfatare: le visite sono il pane per il blogger. Mi scrivono decine di persone al mese preoccupate per le sorti delle visite: non crescono, non aumentano, il mio blog è finito. Certo, le visite sono importanti per un progetto web e danno il polso della situazione. Spesso un aumento di visite è sintomo di una buona attività di digital strategy.
Ma non sono sinonimo del successo di un blog. Ci sono progetti che si muovono lungo una soglia continua, stabile, con picchi e depressioni fisiologiche. E al tempo stesso riescono a fruttare tanto ai proprietari. Le KPI da misurare nel mondo del blogging sono altre: io preferisco impostare degli obiettivi su Google Analytics e ragionare in questi termini.
Per approfondire: quali sono gli obiettivi di un blog aziendale?
2. Devi fare SEO con i commenti
Aspetto affrontato anche da Ivan, e che voglio riprendere perché rappresenta una piaga per i blogger: basta spingere link nei commenti. Basta. Siete poco credibili nel 2016, oggi non ha senso usare la firma dei commenti come anchor text performante: non voglio più leggere “agenzia SEO” nella firma. Usa i commenti per fare una sana attività di comment marketing, per farti conoscere e per portare nuovi lettori verso il tuo blog.
3. Guadagnare tanto in due mesi
Questo per me resta un mito, perché non ho ancora avuto esperienza tangibile. Lascio il beneficio del dubbio, ma ti posso assicurare questo: se inizi ora a lavorare con un blog, ci vuole minimo un anno per avere dei benefici. E non ci metto la mano sul fuoco, non ci scommetterei la vita.
Per lavorare in questo settore, e per avere dei vantaggi concreti, non puoi ragionare in termini di settimane. Per guadagnare la giusta credibilità – una credibilità capace di far riconoscere il tuo brand tra la concorrenza – devi lavorare sodo per mesi. Per anni. Io pubblico ogni giorno su My Social Web dal 2009. Non aggiungo altro.
Ci saranno soluzioni differenti? Forse, ma non le conosco. Quindi restano miti da sfatare.
4. Basta saper scrivere
Il grande mito del blogging: per diventare blogger devi saper scrivere. E basta. La fase strategica? E le conoscenze SEO? L’attività di social media marketing? La strategia che ti consente di trasformare un visitatore in un cliente? Conoscere le regole della lingua italiana è importante. Ma non basta. Devi dare di più al tuo blog.
In primo luogo devi conoscere i principi della scrittura online, che mettono a dura prova chi ha sempre scritto su carta. Periodi diversi, leggibilità diversa, regole da rispettare che prima erano sconosciute. Insomma, un buon manuale è d’obbligo per iniziare a scrivere bene online. Io consiglio sempre Luisa Carrada.
5. Ma io ho rispettato WordPress SEO
Più che un mito, una vera condanna: ogni giorno affronto qualcuno che basa la propria attività di SEO copywriting sul semaforo di WordPress SEO di Yoast. In realtà credo che neanche l’autore del plugin veda come soluzione definitiva questo strumento: è una sintesi dell’ottimizzazione base di un post. Non è una regola da rispettare senza possibilità di obiezione
Molti campi sono utili e di buon senso, altri li ignoro senza problemi. Tipo la lunghezza minima del tag title o della description: ho delle esigenze copy, voglio creare un microcontenuto con determinate caratteristiche, non mi lascerò influenzare da un plugin.
6. Meglio il testo lungo
C’è questo mito del testo lungo che ancora fa proselitismo. Anzi, è l’articolo breve che viene guardato con aria di sfida, ma senza tanta convinzione: voglio un post di minimo 1.000 parole. Sì ma che ci mettiamo in questo post? Ci sono contenuti utili per argomentare? Detto in altre parole, puoi pubblicare un post di 5.000 parole, ma se è fuffa stesa al sole non andrai lontano.
7. Aumento i tag per posizionarmi
Questo mito è terribile, fa danni importanti e spesso viene seguito per anni. Fin quando non arriva un consulente serio a sistemare le cose. In realtà nasce da un equivoco: i tag per creare tassonomie vengono confusi con i meta tag. Poi da qualche parte si legge che i meta tag (tra i quali il title) sono importanti per i motori di ricerca e il piatto è servito: ogni articolo viene innaffiato da una marea di tag. Venti. A volte trenta tag per articolo.
Molti con significati simili o addirittura uguali: “web writer, webwriter, copywriter, copy, copy writer”. Tutto questo alimenta un danno importante per il blog: si creano pagine uguali. Con contenuti duplicati. Perché l’articolo che inserisci in “webwriter” andrà anche in “web writer“.
Ripeti questa operazione nel tempo e avrai un risultato drammatico per le persone. E per i motori di ricerca. Quindi si alimenta un mito nel mito: tag e categorie non si devono indicizzare. A prescindere. Senza riflettere. Basta impostare WordPress SEO e via: non ci pensiamo più.
In realtà bisogna valutare bene prima di deindicizzare un certo volume di pagine, perché queste potrebbero portare traffico interessante al tuo blog. Ci sono progetti che hanno un buon posizionamento grazie alle tassonomie, e quindi non conviene deindicizzare a priori.
Meglio consultare un esperto SEO e farsi consigliare se hai già segnato i tuoi post con decine di tag inutili. Se invece stai iniziando ora ti lascio un suggerimento: pensa prima di inserire un tag. E pensa ancora di più prima di crearne uno nuovo.
Quali sono i tuoi miti?
Questi sono i miti nel mondo del blogging che ho individuato grazie alla mia esperienza personale, e non credo che esistano solo questi. Sono sicuro che la tua esperienza personale può aggiungere molto a questa lista. Cosa aspetti allora: lascia la tua opinione nei commenti.