Prima di iniziare a lavorare su questo punto, sulla pulizia della tua attività di blogger, sai cosa è l’aziendalese? Scommetto di sì ma per sicurezza ti lascio una definizione: l’aziendalese è il linguaggio utilizzato dalle aziende per interfacciarsi con il pubblico. Ecco, ho appena usato un termine tipico dell’aziendalese: interfacciarsi.
E l’ho fatto per dare maggior chiarezza al concetto. L’aziendalese non è un linguaggio ufficiale, infatti ci sono aziende che investono in una buona comunicazione e cercano di arginare questo crimine nei confronti della buona scrittura. Ancora oggi sul corporate blog – ma anche su brochure, siti web, comunicati stampa e newsletter – va in scena la fiera di un linguaggio caratterizzato da termini tecnici e gergali, spesso ripresi dalla lingua inglese.
Perché è così pericoloso l’aziendalese?
La risposta è semplice: questa lingua parallela all’italiano è legata a quella che identifico come la voce del padrone. Ovvero il desiderio dell’azienda di emergere, gestire, imporsi nei confronti della concorrenza. E di distaccarsi il più possibile dalla massa, dal pubblico. Un po’ come avviene con il burocratese.
A differenza di quest’ultimo, però, l’aziendalese spinge con tutte le sue forze per apparire efficace. Asciutta. Funzionale. Chiusa al suo interno e gestita da codici propri, invalicabili. C’è una lingua interna e gli estranei non hanno il diritto di superare il confine. Ci può stare, i gruppi chiusi hanno sempre avuto dei codici indipendenti. Ma il problema si manifesta quando si vuole comunicare con l’aziendalese.
Nello specifico, il problema nasce quando si vuole scrivere un articolo usando una lingua che incarna la già citata voce del padrone. Ovvero l’istinto aziendale che vorrebbe trasformare ogni forma di comunicazione in un monologo fatto di termini e parole che, a un’analisi attenta, appaiono vuote. Inopportune.
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Semplificare sul serio
Prendi come esempio il termine “monitorare”. Brutto, vero? Monitorare può essere usato come sinonimo di osservare con grande attenzione. Di solito si usa in campo medico, ma come sempre ci siamo presi il diritto di utilizzare una parola specifica per scopi generici. Dobbiamo monitorare un concorrente. Sembra una frase decisa, attenta alle reali esigenze della platea. In realtà stai parlando o scrivendo attraverso degli slogan già sentiti.
Il rischio di comunicare – e di pubblicare articoli – attraverso l’aziendalese è questo: allinearsi a un modello inflazionato. Senza personalità, vuoto, inanimato. Anche se le aspettative sono altre, anche se l’obiettivo dovrebbe essere un’amplificazione dell’efficienza aziendale.
Un gruppo di lavoro diventa un team da coordinare e “briffare” per inizializzare un lavoro che finalizzerà con un report un cliente da soluzionare. Sì, un’altra piaga dell’aziendalese è la continua influenza della lingua di Shakespeare. Sembra che i fanatici di questa lingua parallela siano affascinati da questa soluzione: conference call, brief, buyer, convention, best pratice, solution, milestone, team leader, location, feedback. Tutto questo ha un equivalente nella lingua italiana. Perché usare termini inglesi.
Per approfondire: 5 consigli per organizzare un blog multiautore.
Perché questo è l’aziendalese
L’aziendalese è una lingua che non esiste, ma ha delle regole chiare. Non dà spazio alla personalità individuale di chi scrive, uniforma la comunicazione, enfatizza qualsiasi azione che potrebbe essere descritta con parole semplici e adeguate, cerca di fondere inglese e italiano.
Credi che tutto questo sia ideale per il tuo blog? Credi che i tuoi articoli trasudino credibilità solo perché sembrano la conversazione di due dirigenti d’alto profilo? No, mi dispiace. Questo è solo un inno a quella che Italo Calvino presenta come antilingua:
«Chi parla l’antilingua ha sempre paura di mostrare familiarità e interesse per le cose di cui parla, crede di dover sottintendere: “io parlo di queste cose per caso, ma la mia funzione è ben più in alto delle cose che dico e che faccio, la mia funzione è più in alto di tutto, anche di me stesso”. La motivazione psicologica dell’antilingua è la mancanza di un vero rapporto con la vita, ossia in fondo l’odio per se stessi. (…) Dove trionfa l’antilingua – l’italiano di chi non sa dire “ho fatto” ma deve dire “ho effettuato” – la lingua viene uccisa».
La lingua viene uccisa. E viene uccisa per dare spazio all’illusione di poter essere al di sopra delle proprie azioni, del ruolo che si veste in quel momento. “Fare” sembra banale, “effettuare” ha un suono diverso: roboante, impegnato, riflessivo. Si effettua qualcosa di importante, non la spesa.
Ma questa è la grande rivoluzione: tutto questo va contro lo scopo del blogging. Pubblicare gli articoli, rispondere ai commenti, condividere i link dei tuoi colleghi ha uno scopo ben preciso: accorciare le distanze. Ed è quello che stai evitando con l’aziendalese. Ovvero un linguaggio che mortifica ogni caratteristica individuale della scrittura.
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Come eliminare l’aziendalese dal blog?
La soluzione è semplice: mai cedere alla tentazione. Mai spingere la scrittura oltre quello che appare il buon senso di una comunicazione tra due amici. Non hai bisogno di mostrare altro: al centro c’è solo la qualità dei tuoi contenuti, le tue esperienze, i consigli che puoi dare a chi legge gli articoli.
Abbandona la prospettiva dell’azienda, metti da parte i termini delle call e delle conference. Fa’ in modo che la lettura sia sinonimo di semplicità, non di banalità. Sei d’accordo? Lascia la tua idea nei commenti.