Le osservazioni di un webwriter, quindi le osservazioni di una persona abituata a scrivere e a rispettare in primo luogo le regole della grammatica e della sintassi. Poi quelle di Google. In realtà non è proprio così: un webwriter ha come unico punto di riferimento la soddisfazione del lettore. Sa che il suo lavoro (quindi il suo stipendio) è direttamente proporzionale alle informazioni/emozioni che riesce a comunicare.
La regola che segue è semplice: scrivere per il proprio pubblico vuol dire scrivere per Google. Basta questo per avere dei buoni risultati? No, devo essere più preciso nella definizione. Per fare SEO copywriting devi dare al lettore, al lettore che vuoi raggiungere, il contenuto che sta cercando. E lo devi fare non solo ottimizzando una pagina per una determinata query. Ma anche individuando tutto quello che c’è intorno a quella richiesta.
Bel problema, vero? Come si lavora?
Come si ottengono questi risultati? Io mi affido a tre grandi strumenti: Google Trend per capire come si muovono le ricerche degli utenti nel tempo, Keyword Planner per avere una stima delle query, Ubersuggest per definire in modo chiaro le keyword correlate alla parola chiave di riferimento. In alternativa uso il tool di Merlinox che presenta i dati in forma lineare, tabellare o ad albero mostrando la dipendenza gerarchica delle varie proposte dalla keyword di partenza.
In questo modo posso capire non solo quello che le persone cercano e quando lo cercano, ma anche quali sono gli argomenti da approfondire. Dal mio punto di vista questo è un buon punto di partenza per unire la scrittura per gli umani e quella per i motori di ricerca: avvicinarsi il più possibile a quello che è un contenuto capace di risolvere una domanda specifica, ampliando la discussione verso topic correlati.
Si può andare oltre, magari implementando un lavoro di analisi qualitativa nelle community per scoprire topic, termini e domande che non riesci a trovare in questi tool. Insomma, c’è tanto lavoro da fare nel mondo della scrittura online. E sai cosa? A volte WordPress SEO by Yoast lo vedo come un nemico da affrontare.
Per un uso critico di WordPress SEO
Allora, fermi tutti. WordPress SEO by Yoast è un grande plugin. Il migliore. Rinuncio a tutto ma non a WordPress SEO. Il motivo è chiaro: con un unico plugin puoi ottimizzare mille aspetti del blog.
Tra questi i meta tag di tutte le pagine del blog (anche quelle degli autori e delle ricerche), puoi definire l’indicizzazione di tag e categorie, puoi ottimizzare la sitemap e la presenza dei meta tag sui social. Puoi anche inserire una stringa di testo con link alla fine del feed rss.
A cosa serve questa stringa? A ottenere dei link dai blog che copiano il tuoi articoli importando il feed rss. Fantastico, vero? E pensa che puoi attivare le Twitter Card con una spunta, andando nella sezione social. Qui puoi anche stabilire un testo e un’immagine per chi condivide la home page e una pagina senza foto su Facebook.
Insomma, con WordPress SEO puoi fare tante cose. Ma devi imparare a usare questo plugin in modo critico. Soprattutto per quanto riguarda il famoso semaforo di Yoast. Un semaforo con significati ben precisi: luce rossa, articolo non ottimizzato; luce gialla, articolo da migliorare; luce verde, articolo ok. Ovvero articolo ottimizzato lato SEO per una determinata keyword/keyphrase.
Ora, come funziona questo plugin? Ci sono una serie di punti da rispettare che corrispondono, in linea di massima, alle principali regole per l’ottimizzazione SEO on page. Ad esempio: inserire le keyword nel tag title, creare una meta description accattivante e un URL SEO friendly, pubblicare un testo ricco e ben sviluppato. Questi sono i punti più importanti, in realtà WordPress SEO ha 11 punti da rispettare nel dettaglio.
Ecco, secondo me questi punti devono essere affrontati con spirito critico. Certo, tutti sanno che avere il pallino verde di Yoast non significa avere il posizionamento assicurato: è una guida, un riferimento di base. Se rispetto i punti probabilmente non avrò il risultato sperato, soprattutto se nella keyword di riferimento inserisci “Facebook”. Se segui le indicazioni di WordPress SEO by Yoast stai facendo, in linea di massima, un lavoro accettabile.
Per approfondire: come analizzare i competitor lato SEO
Forse è questo il problema
Credi di fare un lavoro accettabile. Ti basta avere quella certificazione per dormire sereno. Stai facendo un lavoro accettabile, stai rispettando i principali criteri dell’ottimizzazione e tanto basta.
WordPress SEO by Yoast ha detto che devi usare un’altra volta la parola chiave per avere l’ok? La metti. Suggerisce di allungare il titolo perché non stai sfruttando al massimo questo campo? Inserisci un’altra parola chiave. Ah, non ci sono link in uscita e ti mette il pallino arancione.
I punti di Yoast sono utili, ma il mio invito come webwriter è questo: non limitarti, non lasciare che questo indice appiattisca la tua scrittura, non pensare che la tua opera sia accettabile una volta raggiunto il totale dei punti verdi. Il tuo articolo non è accettabile, o almeno non lo è se ti accontenti di questo.
Impara ad andare oltre il concetto di keyword, scopri cosa si trova dietro quella parola o quell’insieme di parole. Cosa vogliono le persone che cercano quella query, come la cercano, cosa si nasconde dietro quell’interrogativo.
Scrivere per il web non significa rispettare semplici punti. Quello che ti suggerisce WordPress SEO by Yoast lo trovi in una qualsiasi guida per principianti. Quello che devi imparare a fare è indagare, scoprire, studiare la nicchia.
Anche con l’aiuto di un consulente SEO. Sì perché usare i tool che ti ho suggerito è un buon modo per creare dei testi online. Ma a volte non basta, a volte ci vuole un attento lavoro di studio e osservazione. Senza mai dimenticare il lavoro off-page (link building).
Questo ovviamente è il mio punto di vista, parziale e migliorabile. Ora aspetto il tuo.
Fonte immagine: Studio Samo Fan Page